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Il 23 agosto di cento anni fa, due squadristi provenienti da Casumaro, Giorgio Molinari e Vittore Casoni, uccisero ad Argenta, in provincia di Ferrara, Don Giovanni Minzoni. Erano circa le 23 quando il parroco e un suo giovane collaboratore, il venticinquenne Enrico Bondanelli, furono vittime dell'agguato fascista che causò, poche ore dopo, la morte del sacerdote, nato a Ravenna nel 1885.
"La figura di don Giovanni Minzoni - scrive oggi lo storico Giuseppe Muroni sulla Gazzetta di Modena - va affiancata a quelle di Giacomo Matteotti, Piero Gobetti, Carlo e Nello Rosselli, e a quelle di coloro che hanno deciso di dedicare la propria esistenza difendendo strenuamente la libertà, il bene comune, il pluralismo, pagando spesso con la vita".

Durante il primo conflitto mondiale, Don Minzoni, ottenne la nomina a tenente cappellano militare. Nel 1917 fu assegnato al 255° reggimento fanteria della Brigata Veneto, dove si distinse in più occasioni: durante la Battaglia del Solstizio, ad esempio, nel giugno del 1918, il suo impegno in prima linea di fianco agli arditi gli valse la medaglia d'argento al valore militare. 
Terminato il conflitto, fu ad Argenta, dove nel giugno del 1919 ricevette la nomina a parroco di S. Nicolò. Qui promosse la costituzione di cooperative di ispirazione cattolica tra i braccianti e le operaie del laboratorio di maglieria. In ambito educativo promosse il doposcuola, il teatro parrocchiale, la biblioteca circolante, i circoli maschili e femminili e decise di fondare un gruppo scout nella propria parrocchia.
"Aveva detto no al fascismo - scrive Muroni sulla Gazzetta - l'aveva sfidato attaccando gli artefici del delitto del socialista Natale Gaiba nel maggio del 1921, rifiutando i gradi di centurione cappellano della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Fu vittima della banalità del male, e lo sapeva. Dichiarò: «Quando il partito, il fascista, quando un governo, quando uomini in grande e piccolo stile denigrano e perseguitano un'idea, un programma, un'istituzione quale quella del Partito Popolare, per me non c'è che una sola soluzione: passare il Rubicone e quello che succederà sarà sempre meglio della vita stupida e servile che ci si vuole imporre»".
In occasione del 60° anniversario della morte, Papa Giovanni Paolo II, in una lettera indirizzata all'arcivescovo di Ravenna, scrisse: «Don Minzoni morì "vittima scelta" di una violenza cieca e brutale, ma il senso radicale di quella immolazione supera di gran lunga la semplice volontà di opposizione ad un regime oppressivo, e si colloca sul piano della fede cristiana. Fu il suo fascino spirituale, esercitato sulla popolazione, sulle forze del lavoro ed in particolare sui giovani, a provocare l'aggressione, si volle stroncare soprattutto la sua azione educativa diretta a formare la gioventù per prepararla nel contempo ad una solida vita cristiana e ad un conseguente impiego per la trasformazione della società»
Oggi alle ore 18.00, ad Argenta, nella chiesa di San Nicolò, è in programma una celebrazione religiosa, presieduta dal cardinale Matteo Zuppi, mentre per venerdì 25 agosto è attesa la visita del Presidente Mattarella sulla tomba di don Minzoni.

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Ultimo aggiornamento: 29-08-2023, 11:08